Il dito e la luna

Mi guardava di sottecchi, curiosa – Che fai con quel quaderno?

– Scrivo al mio amico mamma

– Ah…perché non gli parli?

– Perché mi distraggo…si distrae

– Sciocchezze ( ma non ne era convinta), parlagli invece di passare ore intere chino su quel foglio.

Parlagli Enzo, guardalo negli occhi mentre lo fai, vedi come muove le labbra…guardalo mentre vive, non restare chiuso dentro le parole che scrivi. Parlagli. Era Milano ed era il 1962 .

Chiusi il quaderno ma ero convinto che scrivendo mi avrebbe capito e ascoltato, viceversa tutto sarebbe passato via in poco tempo. Avevo due desideri a dieci anni abbracciare il mondo e raccontarlo agli altri, le altre vennero subito dopo. Desideri che col tempo acquistarono il contorno di utopie da inseguire per una vita o abbandonare ad un più prosaico destino. Il desiderio occhieggia ancora di tanto in tanto fra le trame di una vita “trascorsa in un confronto impietoso tra l’utopia, gli impulsi e questo mondo che mi è toccato in sorte. La libertà, l’arte, la democrazia e la rappresentanza, la Storia e persino l’amore, tutto questo immenso e composito fardello di idee mi hanno da sempre attraversato in modo rivoluzionario, filtrato dalla cultura della mia maledetta generazione in bilico tra presente e passato”. Questo era invece Palermo 1992.

Capire e farsi capire, scrivere infine credendo di comunicare meglio, aspettandosi un segnale dagli altri mondi: una linea diretta senza intermediari, senza tutor, avendone sulle spalle secoli, con ragioni piane e intuitive, fautrici di nuovi passaggi attraverso il confine dei nostri personali recinti. Non parlai a quel bambino allora, gli scrissi ma conosceva poco l’italiano, meno di me. Non credo lesse il foglio che gli passai sotto il banco. Non è vero che mi faccio capire ma la scrittura ovunque io l’abbia posata rappresenta ancora il luogo più vicino ai territori del mio spirito. Ma non basta, non basterà mai almeno per me: tra l’intuizione scritta nella mia mente e la sua apparenza sul foglio c’è chi legge! Tra il mio mondo e il suo messaggio esterno c’è il vostro. Non collimano mai. Gli equivoci legati a indole, culture ed esperienze diverse sono muraglie insuperabili. Ho creduto per un breve e felicissimo tempo che l’espressione scritta in rete fosse comunicazione in tempo reale, liberazione e dono. Tutto si è schiantato sulla moderazione dei commenti.!

Questa notte il vecchio sogno sembra ancora vivo, risuona come in quelle ore sulla punta del faro trascorse a lanciare il cuore oltre l’orizzonte. “C’è una splendida notte oggi sullo Ionio, un filtro di perla ad ammorbidire gli spigoli di un’esistenza: c’è la musica di De Andrè, sarà quella a portarmi fuori dalle secche di una notte infinita, sarà il pioniere, il dito che ti indicherà la mia luna, ti dirà le parole che io non so pronunciare e avrò la speranza che l’amore in assoluto ricomponga il dissidio di sempre e che scriverlo non sia stato inutile.” Questa era Siracusa 2012. Autocitazioni, dubbi, speranze, vittorie e sconfitte… Scrittura. Adesso non c’è piu tempo. Resta la lettura.

L’errore e il rifugio mentale

1Dentro la mia vita “mentale” il concetto di errore è diverso e ha ragione chi dice che spesso amiamo le cose che apparentemente disdegniamo secondo la logica corrente;
forse è solo il tentativo di nasconderle o proteggerle dai poliziotti dell’altra vita,
quella in cui siamo debitori di qualcosa a qualcuno.